sabato 12 maggio 2012

La sfida della cultura e della bellezza: Como tra locale e globale. I contributi dei relatori

La sfida della cultura e della bellezza: Como tra locale e globale

Questi i contributi dei relatori:

Valeria Guarisco
La sfida della cultura e della bellezza: quale migliore iniezione di entusiasmo poteva offrire Como Civica per Mario Lucini in attesa del ballottaggio?
Ieri sera in Biblioteca Claudio Fontana e Valeria Guarisco hanno dialogato con il filosofo Giovanni Lanzone, direttore della Domus Academy e fondatore della Renaissance Link.
L’incontro, che ha visto una sala gremita come in rare occasioni, ha focalizzato l’attenzione sul tema del bello come opportunità di sviluppo.
Il nostro Paese, la nostra città, la nostra cultura, sono permeati di bellezza. Questa è la nostra più grande risorsa. Questo è stato e può continuare ad essere motore dello sviluppo economico.
Anche a Como non dobbiamo dimenticare che la produzione di qualità, il gusto del servizio eccellente sono fattori di successo economico oltre che sociale.
Ma dobbiamo metterci nella condizione di sfruttare questo patrimonio, al servizio della comunità. Le occasioni non mancano. Ad esempio Expo 2015 che si svolgerà a Milano, potrà essere una vetrina per il nostro territorio e per le nostre imprese.
Ma dobbiamo crederci e approfittare, innovando senza perdere la nostra preziosa tradizione.
Il rinascimento è alle porte e coniuga perfettamente la dimensione locale e quella globale.

Claudio Fontana
Una riflessione sul rapporto virtuoso tra cura della bellezza, intesa in senso lato, creatività e sviluppo. Como: può vincere la sfida della bellezza e della cultura. Ne siamo consapevoli?
Bellezza e cultura come via per lo sviluppo (certe forme di sviluppo), lo sviluppo come mezzo per vivere in modo più bello.
Il locale e il globale. Possiamo dare ai valori locali, alle nostre tradizioni (culturali, produttive, ecc.) un respiro globale, per costruire con fiducia il nostro futuro.

Giovanni Lanzone
Marco Zanuso diceva sempre: quando si fa bisogna sapere che progettare vuol dire gettare avanti.
La politica dovrebbe servire a questo, dovrebbe essere l’anima e il motore del progetto.
La difesa della qualità, la passione per la qualità è la ragione che ci spinge.
Abbiamo inseguito questo tema, in una ricerca durata tre anni, in decine di imprese piccole e medie ma tutte sostenute da una carismatica volontà di progetto.
La bellezza prima di tutto.
La bellezza del prodotto quale che sia il suo uso, la straordinaria passione che i nostri artigiani hanno sempre messo nel produrre oggetti quotidiani.
Dicono che la qualità non è il lusso, questo è stato il fraintendimento che abbiamo ereditato dai francesi.
La bellezza è il corto circuito tra due progetti e un oggetto, il progetto del ristoratore e il progetto del consumatore, il progetto di chi disegna e il progetto di chi usa, questo corto circuito - figlio dell’abbondanza, certo! - definisce in modo del tutto nuovo il sistema delle relazioni industriali e commerciali.
Credo che sia venuto il momento di riflettere su questo fenomeno enorme che è il modello di produzione italiano, riappropriandoci di quel che abbiamo fatto, consegnando ai nostri territori la consapevolezza di una grande storia di cui essere orgogliosi.
La Lombardia e i territori del Rinascimento che hanno contribuito a questa impresa sono stati la più grande ed estesa catena di produzione non fordista che il mondo abbia messo in opera e prima, molto prima di Internet, i nostri sarti e artigiani e i designer poi, hanno applicato agli oggetti e ai materiali quella straordinaria tensione ad illuminare ogni cosa, a rassicurare e però anche a diffondere nuovi linguaggi e nuovi bisogni, che è e resta il vero destino della moda, del design, del cibo al meglio delle loro intenzioni.
La grande invenzione di questa piatta pianura di capannoni e quella di aver sviluppato un’idea sintetica e insieme sfaccettata di bellezza.
L’idea che la bellezza è molteplice, fatta a scale, come diciamo noi “scalabile”.
Solo per questo noi (e anche Ikea ad essere sinceri) meriteremmo il premio Nobel per la pace.
Bisogna essere convinti che il nostro destino è l’economia della bellezza.
Dire che la qualità è una forma estesa che si allarga dal prodotto all’ambiente, dalla generazione che produce alle generazioni successive.
Forse è questo che si intende nel nostro dibattito pubblico quando si parla di una economia sociale di mercato.
Io mi fido di più della qualità e della bellezza a far da guida.
La qualità è di per sé una forma di responsabilità.
Yeats (William Butler Yeats, 1865/1939) il grande poeta irlandese ha scritto: In dreams begin responsabilities. E’ perfettamente vero.
Dove non esiste la forza dell’immaginazione, non possono nascere delle responsabilità.
Nei sogni cominciano le responsabilità.
Solo se si ha una visione del futuro si può passare dalle tante forme di irresponsabilità individuale che vediamo ad una forma di responsabilità collettiva.
Ripensare al percorso che abbiamo fatto (il design, la moda, l’umanesimo, il gusto per il cibo, la creatività politecnica, il Rinascimento) rinnovarlo in accordo con i tempi, credo che questo debba essere il sogno di questo paese e l’origine della responsabilità che si domanda ai suoi cittadini.

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