La sfida della cultura e della bellezza: Como tra locale e globale
Questi i contributi dei relatori:
Valeria Guarisco
La sfida della cultura e della
bellezza: quale migliore iniezione di entusiasmo poteva offrire Como
Civica per Mario Lucini in attesa del ballottaggio?
Ieri sera in Biblioteca Claudio Fontana
e Valeria Guarisco hanno dialogato con il filosofo Giovanni Lanzone,
direttore della Domus Academy e fondatore della Renaissance Link.
L’incontro, che ha visto una sala
gremita come in rare occasioni, ha focalizzato l’attenzione sul
tema del bello come opportunità di sviluppo.
Il nostro Paese, la nostra città, la
nostra cultura, sono permeati di bellezza. Questa è la nostra più
grande risorsa. Questo è stato e può continuare ad essere motore
dello sviluppo economico.
Anche a Como non dobbiamo dimenticare
che la produzione di qualità, il gusto del servizio eccellente sono
fattori di successo economico oltre che sociale.
Ma dobbiamo metterci nella condizione
di sfruttare questo patrimonio, al servizio della comunità. Le
occasioni non mancano. Ad esempio Expo 2015 che si svolgerà a
Milano, potrà essere una vetrina per il nostro territorio e per le
nostre imprese.
Ma dobbiamo crederci e approfittare,
innovando senza perdere la nostra preziosa tradizione.
Il rinascimento è alle porte e coniuga
perfettamente la dimensione locale e quella globale.
Claudio Fontana
Una riflessione sul rapporto virtuoso tra cura della bellezza, intesa in
senso lato, creatività e sviluppo.
Como: può vincere la sfida della bellezza e della cultura. Ne siamo consapevoli?
Bellezza e cultura come via per lo sviluppo (certe forme di sviluppo),
lo sviluppo come mezzo per vivere in modo più bello.
Il locale e il globale.
Possiamo dare ai valori locali, alle nostre tradizioni (culturali,
produttive, ecc.) un respiro globale,
per costruire con fiducia il nostro futuro.
Giovanni Lanzone
Marco Zanuso diceva sempre: quando si fa bisogna sapere che progettare vuol
dire gettare avanti.
La politica dovrebbe servire a questo, dovrebbe essere
l’anima e il motore del progetto.
La difesa della qualità, la passione per la qualità è la ragione che ci
spinge.
Abbiamo inseguito questo tema, in una ricerca durata tre anni, in decine di
imprese piccole e medie ma tutte sostenute da una carismatica volontà di
progetto.
La bellezza prima di tutto.
La bellezza del prodotto quale che sia il suo
uso, la straordinaria passione che i nostri artigiani hanno sempre messo nel
produrre oggetti quotidiani.
Dicono che la qualità non è il lusso, questo è stato il fraintendimento che
abbiamo ereditato dai francesi.
La bellezza è il corto circuito tra due progetti e un oggetto, il progetto
del ristoratore e il progetto del consumatore, il progetto di chi disegna e
il progetto di chi usa, questo corto circuito - figlio dell’abbondanza,
certo! - definisce in modo del tutto nuovo il sistema delle relazioni
industriali e commerciali.
Credo che sia venuto il momento di riflettere su questo fenomeno enorme che
è il modello di produzione italiano, riappropriandoci di quel che abbiamo
fatto, consegnando ai nostri territori la consapevolezza di una grande
storia di cui essere orgogliosi.
La Lombardia e i territori del Rinascimento
che hanno contribuito a questa impresa sono stati la più grande ed estesa
catena di produzione non fordista che il mondo abbia messo in opera e prima,
molto prima di Internet, i nostri sarti e artigiani e i designer poi, hanno
applicato agli oggetti e ai materiali quella straordinaria tensione ad
illuminare ogni cosa, a rassicurare e però anche a diffondere nuovi
linguaggi e nuovi bisogni, che è e resta il vero destino della moda, del
design, del cibo al meglio delle loro intenzioni.
La grande invenzione di questa piatta pianura di capannoni e quella di aver
sviluppato un’idea sintetica e insieme sfaccettata di bellezza.
L’idea che
la bellezza è molteplice, fatta a scale, come diciamo noi “scalabile”.
Solo
per questo noi (e anche Ikea ad essere sinceri) meriteremmo il premio Nobel
per la pace.
Bisogna essere convinti che il nostro destino è l’economia della bellezza.
Dire che la qualità è una forma estesa che si allarga dal prodotto
all’ambiente, dalla generazione che produce alle generazioni successive.
Forse è questo che si intende nel nostro dibattito pubblico quando si parla
di una economia sociale di mercato.
Io mi fido di più della qualità e della
bellezza a far da guida.
La qualità è di per sé una forma di responsabilità.
Yeats (William Butler Yeats, 1865/1939) il grande poeta irlandese ha
scritto: In dreams begin responsabilities. E’ perfettamente vero.
Dove non esiste la forza dell’immaginazione, non
possono nascere delle responsabilità.
Nei sogni cominciano le
responsabilità.
Solo se si ha una visione del futuro si può passare dalle
tante forme di irresponsabilità individuale che vediamo ad una forma di
responsabilità collettiva.
Ripensare al percorso che abbiamo fatto (il
design, la moda, l’umanesimo, il gusto per il cibo, la creatività
politecnica, il Rinascimento) rinnovarlo in accordo con i tempi, credo che
questo debba essere il sogno di questo paese
e l’origine della responsabilità che si domanda ai suoi cittadini.